
Setsubun
Salve a tutti amici di Animanga Italia!
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Mentre scrivo l’Italia sta per dare il benvenuto al nuovo giorno, mancano ormai pochi minuti allo scoccare della mezzanotte, mentre in Giappone è già mattino, il 3 febbraio è ormai trascorso.
Questa data segna il confine tra la stagione invernale e quella primaverile secondo l’antico calendario lunare seguito nel Sol Levante prima dell’adozione del calendario gregoriano.
Durante l’ultimo giorno dell’inverno, setsubun, avviene il rito del mamemaki, letteralmente, “lancio dei fagioli”.
Questo rituale ha avuto origine in Cina, probabilmente a partire dall’VIII secolo. In Giappone si diffonde a partire dall’epoca Muromachi (1336-1573). Questo fu un periodo di pace per il paese. Un periodo che favorì la nascita di nuove arti, come l’ikebana e la cerimonia del tè.
La celebrazione del setsubun e del conseguente lancio dei fagioli avviene sia nei santuari shintoisti, sia nei templi buddhisti, oltre che nelle case private.
Una persona, di solito il capofamiglia, oppure il maschio che possiede lo stesso segno zodiacale dell’anno appena iniziato, si traveste da Oni “Demone” rosso o blu, e gli altri membri della famiglia gli lanciano addosso i fagioli, urlando:
“Oni wa soto! Fuku wa uchi!“
Fuori i demoni! Dentro la fortuna!
Questa usanza serve per purificare e scacciare le negatività.
Dopo di ché ognuno mangia tanti fagioli quanti sono i propri anni, in segno di buona fortuna.
Sembra che l’origine di questo rito si possa rintracciare in un kyōgen (forma teatrale tradizionale giapponese) eseguito al tempio Mibu di Kyoto (il kyōgen in questione è stato designato come importante tesoro popolare del Giappone): un giorno un orco si travestì e giunse nella casa di una vecchia vedova. Egli possedeva un martello magico e con esso confezionò un bellissimo kimono.
Era un kimono talmente bello che la vecchia vedova cadde in tentazione. Pensò di rubarlo dalla sacca dell’orco facendolo prima ubriacare. Non soddisfatta del solo kimono la vecchia pensò che doveva prendere anche il martello. Sorpreso dall’avidità della vecchia, l’orco rivelò la sua vera identità.
Spaventata la vecchia iniziò ad urlare e colpì l’orco con la prima cosa che riuscì ad afferrare: un pugnetto di fagioli di soia. Dovettero far molto male all’orco, perché questi fuggì lasciando la vecchia senza ciò che desiderava, ma con più saggezza e salute. (Fonte: mangaforever.net)
Esiste anche l’usanza di mangiare un makizushi, un tipo di sushi avvolto nell’alga nori, in silenzio mentre si guarda nella direzione propizia, data dal segno zodiacale cinese dell’anno.
La storia dell’origine di questo rito, soprattutto per quanto riguarda il finale, mi sembra che assomigli ad alcune storie che riguardano le creature dell’immaginario italiano.
Creature che giungono per insegnare un’arte, ma che di fronte all’avidità o al non mantenimento di una promessa, spariscono, ritornando da dove sono venuti, lasciando però nuovi saperi alle persone.
Jessica Tomatis